Al peggio non c’è mai fine. Tre giorni dopo il mortificante secondo tempo di Bergamo, la Roma ha saputo tremendamente superarsi. Dopo quei 45 minuti imbarazzanti contro l’Atalanta, la squadra di Di Francesco ha proseguito nella sua triste caduta.
Ha proseguito con gli indecenti 90 minuti disputati a Firenze. Una delle pagine più avvilenti della storia giallorossa.
Il 7-1 subito da Chiesa e compagni rievoca altri momenti tristi e bui: da quello di Manchester nel 2007 a quello del 2014 contro il Bayern, senza dimenticare il 6-1 al Camp Nou nell’anno successivo.
C’è però, senza offesa per la Fiorentina, una gran bella differenza tra quei risultati e quello subito ieri sera. Lo scempio di partita e la conseguente umiliazione non arrivano per caso; certo nessuno poteva immaginare un esito simile, ma di indizi per una stagione balorda ce ne erano stati tanti.
La squadra non ha mai dato certezze, solo languide speranze. A ogni segnale di ripresa hanno fatto seguito dolorose ricadute. Troppi gli sbandamenti e le amnesie: la squadra non ha mai dato la sensazione di avere una spina dorsale, un’identità precisa. Certo, i giocatori hanno la loro pesante parte di responsabilità, ma società e tecnico vengono per primi. La scelta di affidarsi a molti giovani ha il suo fascino e un perché condivisibile, lo ha meno, però, se il contesto che li circonda non ha le giuste certezze: tecniche, tattiche e caratteriali.
Di Francesco ha cambiato modulo ma la squadra non sa stare in campo, non sa difendere, e non può essere solo un problema di personalità.
Nessuno saprà mai se tra Monchi e Di Francesco le scelte del mercato in entrata siano state tutte condivise, resta il fatto che buona parte di esse siano state bocciate dal campo e dal goffo tentativo di mascherarle con il cambio tattico. Direttore sportivo prima e allenatore poi, si sono persi per la strada di scelte poco felici, che forse non convincevano neanche loro stessi.
Fare un’analisi di cosa non ha funzionato o cosa è stato sbagliato fin qui nella stagione della Roma richiederebbe un libro. Tante sarebbero le motivazioni e troppi gli elementi di discussione.
Oggi e già domani, e se non si vuole buttare via totalmente l’annata o quantomeno salvare la faccia, è tempo di decisioni e prese di posizione forti. Lo faccia la società nei confronti dei calciatori e/o del tecnico. Inutile andare avanti sempre con dei buffetti sulla guancia, con ritiri all’acqua di rose, giustificando questo o quell’atteggiamento.
I tifosi sono i primi a pagarne le conseguenze e sono stufi di umiliazioni come Firenze, stanchi di mancate vittorie o effimere illusioni, sfiancati dal pensare ai conti societari e a chi potrà andare via, prima ancora di chi potrà arrivare. Mettersi alle spalle la vergogna dei Firenze con il Milan alle porte è praticamente un incubo.