22/10/2018
Il sorprendente stop della Juventus contro il Genoa fornisce una doppia morale. La prima, seppur facile, è sempre valida: nessuna partita è mai scontata a priori. La seconda, forse ovvia, non è banale: per vincere non basta essere superiori tecnicamente alle avversarie.
Presunzione e superficialità, rilassamento e deconcentrazione, sono atteggiamenti pericolosi da cui non è immune neanche la corazzata bianconera. La storia degli ultimi anni ci ha però insegnato che dopo uno scivolone la Juventus ha sempre trovato forza e rabbia per ripartire più forte.
Ciò che non sembra essere assolutamente in grado di fare la Roma. Nella deprimente sconfitta contro la Spal ha riproposto tutti i suoi preoccupanti difetti, che non sono soltanto tecnici: mancanza di carattere e convinzione, assenza di agonismo e spirito di squadra. Le responsabilità sono di tutti: allenatore, calciatori e società (in ordine alfabetico). La Roma cammina in campo e si ferma in classifica, al contrario delle sue rivali, decisamente motivate e combattive.
Nel Napoli di Ancelotti i calciatori si alternano, la squadra non perde identità e determinazione.
Le milanesi, migliorata la qualità delle proprie rose, hanno dato sostanza alle loro ambizioni con prestazioni convincenti come confermato nel derby.
La Lazio, nonostante 3 sconfitte e la latitanza di Milinkovic e Luis Alberto, è quarta sapendo trovare nella forza d’animo quelle risorse che a volte le mancano tecnicamente. Chi subentra, come ieri Correa e Berisha, fa di tutto per conquistarsi il posto, alimentando una sana competizione interna. Chi vuole entrare nelle prime 4 dovrà fare i conti con la squadra di Inzaghi.