23/04/2018
Il colpo di testa imperioso di Koulibaly ha riaperto prepotentemente il discorso scudetto, cambiando l’inerzia del finale di stagione. Il Napoli ha vinto con pieno merito, la Juventus, come a Madrid, è stata punita nel finale quando pensava di aver raggiunto l’obiettivo.
Calendario alla mano e condizione fisico/mentale delle due squadre, amplificano le ambizioni e le speranze della squadra di Sarri. Anche la lotta per i posti Champions è incerta ed equilibrata come mai. Vincere non ti permette di esultare perché obbligati a pensare subito all’impegno successivo.
I prossimi dieci giorni però, seppur con l’intermezzo della gara con il Chievo, per il “mondo” Roma devono essere diversi. Il doppio confronto in semifinale contro il Liverpool merita di essere vissuto in modo profondo e intenso, apprezzandone la portata e capendone i risvolti futuri. Giocarsi l’accesso alla finale della Coppa più ricca e prestigiosa dopo 34 anni è un evento storico e, al tempo stesso, un momento di svolta.
Non si arriva a questo livelli per caso, la Roma si è aperta una strada che la proietta in una nuova dimensione: un punto di partenza, non di arrivo. Indipendentemente dall’esito che avrà la sfida contro i Reds di Klopp e Salah. A prescindere sono cambiati i presupposti, si è innescato un meccanismo che produce sane ambizioni e un profondo cambiamento negli atteggiamenti e nella mentalità.
Proprio come mostrato contro il Barcellona e a Ferrara superando la Spal con il giusto piglio. Ovvio che un quinto posto in campionato potrebbe essere barattato soltanto con la vittoria nella finale di Kiev, ma quando si giunge a questi livelli, è obbligatorio pensare in grande.